GIANNI PARIS: L'ULTIMA SCOMMESSA

La confessione del primo arrestato per Scommessopoli raccolta e riproposta dal suo avvocato. La passione per il calcio, i sacrifici e le scelte sbagliate del direttore sportivo coinvolto nell’operazione Last Bet. Con l’operazione “Last Bet” ha inizio nel 2011 il fenomeno denominato giornalisticamente Scommessopoli.Quando la procura della Repubblica di Cremona apre il vaso di pandora delle combine che hanno riguardato fino a quel momento praticamente tutte le serie di professionisti del calcio italiano l’autore di questo romanzo vede la propria esistenza totalmente stravolta.A causa di Last Bet (l’ultima scommessa) Giorgio (che si tutela adoperando un nome fittizio) si trova da un giorno all’altro da stimato tecnico di serie B a capro espiatorio. Per dirla tutta aveva davvero truccato le partite, ma chiaramente non da solo… e in quei 9 giorni di carcere decide di vuotare il sacco e raccontare come e con chi ha agito, di pentirsi profondamente e di descrivere la sua esperienza con il pallone in tutte le sue sfaccettature, dalle più turpi alle più esaltanti.Dai campetti della periferia abruzzese fino ai goal a “doppia cifra” che alzavano le urla dei tifosi dalle gradinate quando era calciatore, dall’esperienza come stimato direttore sportivo fino alla necessità di truccare le partite per il “bene” del club. Le combine spesso fruttavano – mai al direttore sportivo – esattamente i soldi degli stipendi. I sistemi per far vincere o perdere una partita sono poi emersi dalle intercettazioni.La parabola del disperato protagonista si conclude con la penalizzazione della squadra, il suo arresto, la collaborazione con la giustizia e le minacce di morte dei tifosi. Una passione forte, quasi soffocante, che si ribalta in repulsione tremenda quando la scoperta dell’attività illecita proietta l’ombra del discredito sulla figura del giovane allenatore.
Un romanzo-confessione in cui affiorano i “nomi noti” dell’albanese, le intercettazioni, i “consigli” sbagliati del presidente della società calcistica, la vita nel carcere di Cremona, il divorzio dalla moglie delusa. La scrittura diventa l’unica possibile via di sfogo e il protagonista delle vicende affida al suo avvocato, Gianni Paris, questa fiction: unica modalità possibile di racconto in una situazione delicata.Una confessione da leggere in 90 minuti, una storia italiana che spiega il dietro le quinte della brutta vicenda che molti hanno seguito.
Silvia Casini
www.chedonna.it

1 commento:

  1. Vorrei dire la mia, da semplice lettore. Dopo Mare Nero e Nessuno pensi male, se Gianni Paris pubblicasse l’elenco del telefono o la lista della spesa li leggerei . E’ per questo credito illimitato che dò alla sua scrittura che ho affrontato L’ultima scommessa, sebbene l’argomento “mondo del calcio” abbia per me la stessa importanza della cucina tartara dell’anno 1000. Nessuna.
    Le volte precedenti, mi ero trovata catapultata in situazioni inconoscibili ai più, avevo provato emozioni forti e sorriso di qualche personaggio che, sebbene mariuolo, aveva un salvagente per stare a galla nella mia simpatia. Chi lo sa quale reazione intendeva provocare Paris, ma per me il Giorgio de L’ultima scommessa è il prototipo dell’antipatico socialmente nocivo. Indifendibile, ma sia subito chiaro, non perché ha truccato le partite, ma perché ha vissuto tenacemente fin dall’i nfanzia nel modo più funzionale per arrivare a farlo.
    Da piccolino idolatra un star - macchina da gol - poi si dedica al pallone più che a ogni altra attività da ragazzini, così cresce nel corpo ma non nel carattere; arrivato in squadra lascia che lo spogliatoio avvii la distruzione della morale personale . “Non si fanno sgarbi”, e lui capisce: non devo segnare. Diventa direttore sportivo, gli dicono “fai tu” per il bene delle casse della squadra e lui esegue il non esplicitato, alla faccia dell’etica. Sì, certo, poi si pente, confessa e si dispera, proprio come un Narciso stramazzato sott’ acqua a furia di specchiarvisi.
    Se esistesse solo lui, quel Giorgio, potrei anche averne compassione e rallegrarmi che il climatizzatore abbia fatto il botto! Ma il calcio, in quanto ubriacatura nazionale, esiste per la muta e mutua complicità di tanti “Giorgio in versione passiva” che inducono i “Giorgio in versione attiva” ad agire.
    L’esercito dei tifosi si sbraccia per le vittorie. Il bel gioco, la correttezza? Accessori. Giornalisti e commentatori, ben addentro a quel mondo e scafati, aspettano il momento di gongolare appena un procuratore fa saltare il tappo. Grasso che cola per l’industria dell’informazione.
    Gli amici e i parenti non vedono, non intuiscono, brancolano nel biancore dell’innocenza. Una sterminata genia d’idioti?
    Ah le mogli che s’accorgono d’essere infelici solamente dopo che il marito è sputtanato! E i “Pascucci” che non sapevano , oibò, che il loro direttore sportivo truccava le partite?
    Son pochi i mestieri che si possono fare tutta la vita restando “uomini” , senza diventare pedine. Calcio, ma salendo un po’ più su, Politica.
    Chi ci sta dentro troppo a lungo alla fine somiglia a quegli ombrelloni da spiaggia dimenticati. Sporchi e laceri, non servono allo scopo utile e deturpano il paesaggio.
    E’ strano aver letto un libro che l’autore dice d’esser d’altri, è un po’ quei gol di destrezza che lasciano sospettare, ma non vedere, il decisivo intervento di una manina. Magistrale. Da avvocato, direi!

    RispondiElimina